L’anno scorso ho partecipato a una missione di piccoli imprenditori italiani in Cina. Al mio ritorno, ho buttato giu’ due righe che credo possano essere interessanti nel contesto di questo blog.
Per la prima volta, infatti, mi e’ sembrato di toccare con mano il significato di alcune parole d'ordine che riempiono quotidiani e manuali: globalizzazione, accelerazione, ricerca, talenti, multinazionali, smaterializzazione dell’economia.
Con gli imprenditori, mi sono garantito un canale di accesso privilegiato alla realta’, per apprezzarne le contraddizioni al di la’ di quelle che possono essere le teorie di chi la studia.
Vi propongo alcuni osservazioni che, per la mia limitata conoscenza, incarnano i trend a cui accennavo:
- La “città” di Tianjin (porto di Pechino, 11 milioni di abitanti) ha tassi di crescita del PIL del 40% annuo
- I grattacieli che crescono come funghi rimangono per una parte consistente vuoti perché si fanno parte del portafoglio di investimenti degli intermediari finanziari di Londra o New York piuttosto che effettivo spazio da utilizzare
- La Cina esporta le pelle di mucca in Sud America, il Sud America produce le scarpe, le scarpe vengono vendute in Italia
- Tanti paesi iniziano a corteggiare la Cina per partnership su attività di Ricerca e Sviluppo; attraverso i manager delle multinazionali insediate la Cina risponde “solo quello che ancora non ha fatto nessuno”
- Un businessman in viaggio per l’Iran mi spiega che se prima vendeva componentistica per elettrodomestici ora si è riconvertito all’intermediazione sul mercato dell’acciaio
- Ching Wong, 32 anni, chimico con un dottorato PhD e un’azienda informatica, viene richiamato dalla California dai dirigenti del partito, per progettare da zero una città del futuro da 200.000 abitanti
- Da Pudong al Shanghai Intl Airport viaggio a 434 km/h su un treno a lievitazione magnetica; peccato che il tragitto sia di soli 34 km, 7 minuti di cui 5 in frenata
- Le multinazionali vengono qui per pagare il lavoro 1 anziché 10; noi qui contrattiamo per un maglione in cashmere un prezzo di 0,8 anziché 1 quando da noi costerebbe 10 (distorsione del valore?)
- Sulla scintillante strip di Shanghai intravedo un vicolo completamente buio che vi confluisce perpendicolarmente, all’altezza del negozio Rolex. Lo imbocco. Sento che sto camminando sulla spazzatura, l’odore è fortissimo, intravedo persone che dormono in un magazzino.
Di ritorno, sull’aereo per Francoforte, apro la cartina del mondo appena comprata: al centro l’Oceano Pacifico, sul lato sinistro la Cina, su quello destro gli Stati Uniti, grandi più o meno uguali. Trovo ironico pensare a quanto l’America abbia contribuito a far crescere quello che sarebbe diventato il suo principale concorrente: formando gli ingegneri nelle sue università, esportando le tecnologie attraverso le multinazionali, creando una dipendenza finanziaria facendosi finanziare il debito pubblico. Questo la dice lunga rispetto al fatto che in fin dei conti
chi governa il mondo non sia l’America, quanto piuttosto un apolide capitalismo globale?
Allo stesso tempo e’ difficile accettare lo scempio dell’ambiente che si stia facendo in Cina (e altrove nel mondo cosiddetto in via di sviluppo), nonche’ le consequenze devastanti sul surriscaldamento globale. Non potrebbe essere altrimenti visto che i PIL, cosi’ come le popolazioni, crescono esponenzialmente, non linearmente: il 10% equivale a 10 quest’anno
ma a 11 il prossimo, perche’ nel frattempo la base passa da 100 a 110. E se si parla di basi dell’ordine di milioni se non di miliardi, quella differenza si fa enorme.
Siamo nelle mani dell’etica?
Mentre noi cerchiamo una risposta, “tomorrow is happening today”, come recita il manifesto all’ingresso del museo della città del futuro a Shanghai.
Per la prima volta, infatti, mi e’ sembrato di toccare con mano il significato di alcune parole d'ordine che riempiono quotidiani e manuali: globalizzazione, accelerazione, ricerca, talenti, multinazionali, smaterializzazione dell’economia.
Con gli imprenditori, mi sono garantito un canale di accesso privilegiato alla realta’, per apprezzarne le contraddizioni al di la’ di quelle che possono essere le teorie di chi la studia.
Vi propongo alcuni osservazioni che, per la mia limitata conoscenza, incarnano i trend a cui accennavo:
- La “città” di Tianjin (porto di Pechino, 11 milioni di abitanti) ha tassi di crescita del PIL del 40% annuo
- I grattacieli che crescono come funghi rimangono per una parte consistente vuoti perché si fanno parte del portafoglio di investimenti degli intermediari finanziari di Londra o New York piuttosto che effettivo spazio da utilizzare
- La Cina esporta le pelle di mucca in Sud America, il Sud America produce le scarpe, le scarpe vengono vendute in Italia
- Tanti paesi iniziano a corteggiare la Cina per partnership su attività di Ricerca e Sviluppo; attraverso i manager delle multinazionali insediate la Cina risponde “solo quello che ancora non ha fatto nessuno”
- Un businessman in viaggio per l’Iran mi spiega che se prima vendeva componentistica per elettrodomestici ora si è riconvertito all’intermediazione sul mercato dell’acciaio
- Ching Wong, 32 anni, chimico con un dottorato PhD e un’azienda informatica, viene richiamato dalla California dai dirigenti del partito, per progettare da zero una città del futuro da 200.000 abitanti
- Da Pudong al Shanghai Intl Airport viaggio a 434 km/h su un treno a lievitazione magnetica; peccato che il tragitto sia di soli 34 km, 7 minuti di cui 5 in frenata
- Le multinazionali vengono qui per pagare il lavoro 1 anziché 10; noi qui contrattiamo per un maglione in cashmere un prezzo di 0,8 anziché 1 quando da noi costerebbe 10 (distorsione del valore?)
- Sulla scintillante strip di Shanghai intravedo un vicolo completamente buio che vi confluisce perpendicolarmente, all’altezza del negozio Rolex. Lo imbocco. Sento che sto camminando sulla spazzatura, l’odore è fortissimo, intravedo persone che dormono in un magazzino.
Di ritorno, sull’aereo per Francoforte, apro la cartina del mondo appena comprata: al centro l’Oceano Pacifico, sul lato sinistro la Cina, su quello destro gli Stati Uniti, grandi più o meno uguali. Trovo ironico pensare a quanto l’America abbia contribuito a far crescere quello che sarebbe diventato il suo principale concorrente: formando gli ingegneri nelle sue università, esportando le tecnologie attraverso le multinazionali, creando una dipendenza finanziaria facendosi finanziare il debito pubblico. Questo la dice lunga rispetto al fatto che in fin dei conti
chi governa il mondo non sia l’America, quanto piuttosto un apolide capitalismo globale?
Allo stesso tempo e’ difficile accettare lo scempio dell’ambiente che si stia facendo in Cina (e altrove nel mondo cosiddetto in via di sviluppo), nonche’ le consequenze devastanti sul surriscaldamento globale. Non potrebbe essere altrimenti visto che i PIL, cosi’ come le popolazioni, crescono esponenzialmente, non linearmente: il 10% equivale a 10 quest’anno
ma a 11 il prossimo, perche’ nel frattempo la base passa da 100 a 110. E se si parla di basi dell’ordine di milioni se non di miliardi, quella differenza si fa enorme.
Siamo nelle mani dell’etica?
Mentre noi cerchiamo una risposta, “tomorrow is happening today”, come recita il manifesto all’ingresso del museo della città del futuro a Shanghai.