giovedì 5 marzo 2009

Alla ricerca della perfezione

La recente esperienza in Austria mi ha dato modo di ragionare su perfezione e perfezionismo. Credo sia l’aspetto che a chiunque salti piu’ all’occhio appena varcato il confine, e piu’ ti relazioni con il paese, piu’ tale aspetto diventa rilevante e sofisticato nelle sue implicazioni. Ti sembra l’elemento chiave per capire l’intera cultura, quel movente che si ritrova all’origine di ogni cosa e ogni azione.

La perfezione in Austria si manifesta probabilmente su due versanti: il rapporto delle persone con la natura; il rapporto delle persone con la loro vita e tra di loro.
Per chi tende alla perfezione, la natura e’ soggetto “naturale” di attenzione: la sua bellezza e le sue infallibili leggi sono forse quello di piu’ vicino alla perfezione si possa osservare.
Da questo punto di vista, il contatto e l’immersione nella natura equivale per molti austriaci a una ricerca “divina”. Lo stesso si potrebbe dire della musica classica, presenza costante e finanche ossessiva, e di quell’incredibile silenzio che sovrasta ogni cosa non appena cala la notte (di giorno l’abitudine e’ quella di parlare poco e a bassa voce, quasi a volere mantenere sempre integra l’armonia). Tale “ricerca divina” ha reso i miei occhi l’Austria un posto straordinario, consegnandomi, con l’aiuto dei paesaggi incantati di Salisburgo, delle soddisfazioni e una percezione generale di armonia mai provati prima.

Quanto al rapporto delle persone con la loro vita e tra di loro,
la costante tensione alla perfezione si puo’ probabilmente misurare da due fattori. Da una parte in una continua opera di pianificazione della propria vita, per controllarne l’imprevedibilita’ e il caos e per raggiungere degli obiettivi, passo dopo passo. Dall’altra nell'adesione alle regole e al rispetto reciproco, come unico strumento per rendere prevedibile e armonioso il rapporto delle persone tra di loro. Il risultato complessivo e’ sotto gli occhi di tutti: una societa’ che prima di ogni altra cosa ti fa pensare di essere armoniosa.

Fino a qui il risvolto positivo. Che come sempre se ne porta dietro uno meno bello. La ricerca della perfezione ha infatti un costo molto alto, visto che il caos e’sempre in agguato: gli occhi del perfezionista tendono a vedere tutto imperfetto. Sorprende vedere una cameriera svuotare i posaceneri ogni qualvolta passi dal tavolo. Cosi’ come sorprendono due imbianchini che, alle prese con ogni tipo di nastro anti-smagliatura, impiegano 1 settimana per una tromba delle scale.
Inoltre, una rigida pianificazione delle proprie giornate e regolamentazione dei rapporti con gli altri rende tutto piu’ prevedibile, e la prevedibilita’ porta facilmente alla noia. Comporta prendersi molto sul serio, rendendo tutto piu’ gravoso, cosi’ che ogni piccolo imprevisto puo’ mandare in crisi e ogni piccola violazione della regola generare risentimento per gli altri. La noia e la mancanza di ironia (e auto-ironia) risultano piu’ evidenti nelle interazioni sociali e amichevoli, che poi contribuiscono cosi’ tanto alla qualita’ della vita. Da questo punto di vista, i poco perfezionisti e piu’ “compagnoni” italiani ridono molto e vivono piu’ leggeri.

Mi spingo oltre: quella stessa “ricerca divina” di cui accennavo prima potrebbe essere la stessa che ha contribuito (tra molte altre cose) a portare il popolo germanico al nazismo: la ricerca della perfezione e’ sfociata nel delirio di onnipotenza. I poveri uomini si sono assurti le prerogative di dio.

Solo l’ultima sera a Salisburgo l’ho capito.
Affacciato alla finestra ad ammirare la pace del quartiere, mi sono saputo dare una risposta: non c’e’ nulla di sbagliato li’ fuori; ma l’imperfezione e’ dentro la testa e il cuore delle persone.
Ed e’ bello cosi’.

1 commento:

  1. Ci sono un sacco di cose positive in Austria e nei paesi del nord Europa: la pulizia delle strade, la puntualità dei mezzi pubblici, le aiuole perfette, la cortesia e l'educazione delle persone. Da italiano, abituato al caos e all'improvvisazione, tutta questa perfezione un po' mi spaventa. Poi quando leggo sui giornali che un uomo ha segregato al buio la figlia per 16 anni, avendo da lei 6 o 7 figli (senza che i vicini sospettassero di nulla)... bé, torno ad apprezzare il nostro caos e la spiccata voglia di comunicazione interpersonale.

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