sabato 4 aprile 2009

Ritorno al futuro? Appunto da Seoul...

Sostituendo il mio capo al MIT, la scorsa settimana sono volato a Seoul, per discutere una possibile partnership che vedrebbe le nostre tecnologie applicate alla progettazione di una serie di citta’ futuristiche che verranno costruite nei prossimi anni in Corea del Sud. In particolare, una mia presentazione aveva lo scopo di essere di ispirazione per un concorso di idee a cui partecipavano la bellezza di 1400 gruppi di studenti (di cui 1000 coreani e 400 da tutto il resto del mondo). E’ stata data loro carta bianca per inventare da zero quella che sara’ Songdo International City, il nuovo distretto del business della metropoli Incheon (2.8 milioni di abitanti), a due passi dall’aeroporto internazionale di Seoul.

I progetti vincitori verranno esposti alla Incheon Global Fair 2009, il cui scopo e’ quello di presentare la nuova Incheon al mondo e attrarre le multinazionali e i professionisti stranieri che dovrebbero insediarsi in questo lembo di terra sottratto al mare. Un asso nella manica per la nuova Songdo sara’ l’essere “Free Economic Zone”, con seducenti agevolazioni a livello di tassazione per le aziende che decideranno di emigrare qui. La citta’ inventata dagli studenti dovra’ rispettare tre criteri: essere una “U-City”, una “Eco-City” e una “Community-City”, ovvero incorporare le ultime tecnologie e tecniche in ambito di sensoristica, comunicazione e sostenibilita’ ambientale, nonche’ promuovere l’interazione sociale tra gli abitanti.

I tre giorni trascorsi tra Seoul e Incheon mi hanno dato un’idea della vastita’ della sfida: seconda solo a Tokio per numero di abitanti (24 milioni) questa megalopoli e’ apparsa al mio sguardo neofita quanto di piu' anonimo e ambientalmente insostenibile potessi immaginarmi. Quello che in Cina sta succedendo in questi ultimi anni e’ successo in buona parte a Seoul nei decenni precenti: la riallocazione di massa della popolazione urbana e rurale dalle abitazioni tradizionali a un piano a migliaia di torri di 20-30 piani, bianche e numerate. Tra i grattacieli della downtown si fanno strada viali a 12 corsie, intasati giorno e notte. Solo le pittoresche colline circostanti salvano Seoul dal soffocamento, fatta eccezione per quando soffia il vento da Ovest carico dello smog di Pechino e Tianjin che oscura il cielo del mar Giallo fino a qui.

In un’ansiosa rincorsa verso l’affermazione internazione (che qualcuno non esita a definire “rat race” o “corsa dei topi”), la Corea del Sud compete con con i fratelli maggiori della Cina e del Giappone per diventare piu’ moderna, piu’ tecnologica, piu’ cosmopolita, piu’ all’altezza dell’ occidente. Le autorita’ locali hanno svenduto il paese al capitale straniero e ai costruttori, cosi’ che ora si parla di passaggio dall’object-based al community-based architecture, dall’architettura e urbanistica centrata sull’oggetto (la torre e il grattacielo) a quella centrata sulla comunita’.
In assenza di pianificazione, si da’ il via libera a costruire anche a pochi passi da un aeroporto militare e divampa la polemica sui giornali rispetto alla probabilita’ di uno schianto degli aerei sulla torre.

Fatta eccezione per i grattacieli sperimentali in vetro, ai miei occhi Seoul non puo’ che sembrare un "mostro". Fino a quanto, l’ultimo pomeriggio, non riesco a visitare il quartiere di Jongno-gu, stretto tra due imponenti palazzi reali: raffinate abitazioni tradizionali si alternano a locali, musei e boutique il cui design degli interni mi lascia di stucco. Mai visto nulla di cosi’ bello, nemmeno a Milano e New York. Mi tolgo le scarpe, entro per un te' in un ristorante coreano in cui siedo su cuscini per terra. Distendo le gambe e mi godo l’infinita raffinatezza e gentilezza del luogo, delle persone, delle scritte in alfabeto coreano e cinese. Tutta la bellezza di Seoul sembra confinata qui, quasi a fare contraltare al mondo che comincia a sud di Yulgokro Street.

1 commento:

  1. bello Filippo! Hai fatto cogliere a noi che non ci siamo stati tutta la contraddizione nascosta nello sviluppo forsennato dei paesi orientali.
    Rosa

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